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http://hdl.handle.net/20.500.12460/1204
Nome oggetto: | Macchina elettrostatica di Wimshurst | Ambito disciplinare: | fisica | Parole chiave: | elettricità e magnetismo | Data: | sec. XX (inizio) |
Fondo: | Gabinetto di Fisica dell'Ottocento | Iscrizione: | L. BONETTI DEPOSE' PARIS | Descrizione: | Il generatore elettrostatico ad induzione di Wimshurst è composto essenzialmente da due dischi in ebanite muniti di settori metallici. Detti dischi vengono messi in rotazione (in senso contrario) tramite due cinghie collegate ad un asse munito di manovella. Due spazzole, collegate da un'asta metallica, mettono in contatto, su ogni disco, i settori diametralmente opposti. Due pettini, che abbracciano le estremità di entrambi i dischi, sono muniti di elettrodi con sferette. I pettini sono pure collegati con le armature interne di due bottiglie di Leida. |
Funzione: | Fu una macchina molto popolare nei laboratori, nei gabinetti medici per elettroterapia e fu utilizzata anche per la produzione delle alte tensioni necessarie alla produzione di raggi X. Ancora oggi può essere usata come strumento didattico. |
Modalità d'uso: | Assumiamo che uno o più settori di un disco possiedano una debole carica elettrica. Detti settori elettrizzano per influenza i settori del secondo disco. Tramite le spazzole i settori diametralmente opposti perciò si caricheranno con cariche pure opposte. Detti settori contribuiranno a loro volta a caricarne altri per un gioco continuo di influenze. L'elettricità viene poi assunta dai pettini e accumulata nei condensatori sino a che essa viene scaricata, tramite una scintilla fra i poli della macchina, generata dalla forte differenza di potenziale esistente fra essi. |
URI: | http://hdl.handle.net/20.500.12460/1204 | Licenza di utilizzo: | Tutti i diritti riservati |
Compare nelle collezioni: | Patrimonio scientifico e tecnologico - Museo per la Storia dell'Università |
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