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Full Name
Bernardino di Betto Betti
 
Vernacular Name
Pinturicchio
 
Variants
Bernardino, Betti
 
Person Role
Pittore
Miniatore
 
Person Nationality
Italiana
 
Birth Year
1452
 
Birth Place
 
Death Date
11-12-1513
 
Death Place
 
Biography
Bernardino di Betto Betti, passato alla storia come “Pinturicchio” a causa della firma che lasciava su alcuni dei suoi quadri (“piccolo pintor”) e della sua corporatura minuta, si iscrive all’Arte dei Pittori nel 1481 e la sua formazione, a differenza di quello che ipotizzava Vasari secondo cui il Perugino era stato suo maestro, è condotta probabilmente dai pittori umbri della generazione precedente, come Fiorenzo di Lorenzo, ma con influenze esterne come Beato Angelico e Filippo Lippi; fu importante, però, anche l’influenza della pittura adriatica, in particolare di Piero della Francesca. La prima opera rilevante di Pinturicchio sono state le tavolette raffiguranti le “Storie di san Bernardino”, presso l’oratorio del medesimo santo a Perugia, in cui vengono attribuiti a Pinturicchio tre episodi, grazie ai costumi ed agli elementi paesaggistici molto pittoreschi, alle figure eleganti ed ai panneggi. Pinturicchio poi si sposta a Roma a lavorare al cantiere della Cappella Sistina, probabilmente insieme a Perugino; la critica riconosce l’opera di Pinturicchio nel “Viaggio di Mosè in Egitto” e nel “Battesimo di Cristo”, ma probabilmente sono stati interventi di carattere molto minore di quanto si creda. Opera maggiore di Pinturicchio, però, sono gli affreschi con le “Storia di San Bernardino” nella Cappella Bufalini della chiesa Aracoeli: gli schemi di questi affreschi si rifanno a quelli degli affreschi di Perugino nella Sestina, ma sono più variati e vivaci. Dopodiché, Pinturicchio venne assunto da Papa Innocenzo VIII per decorare una loggia del Palazzo Apostolico; purtroppo, i suoi affreschi qui dipinti sono stati ritrovati in cattivo stato, ma nonostante ciò è un ciclo molto significativo, perché rappresenta la ripresa del genere antico della pittura paesistica del secondo stile pompeiano. Nel 1485 tornò a Perugia e negli stessi anni iniziò a lavorare per i Della Rovere, per cui dipinse i cassettoni nel Palazzo dei Penitenzieri ed una sala di Palazzo Colonna. Quando Sisto IV fece ricostruire la Basilica di Santa Maria del Popolo, Pinturicchio viene chiamato per affrescare alcune cappelle: la Cappella del Presepio, la cappella del cardinale Domenico della Rovere e la Cappella Basso della Rovere; la prima cappella è in cattivo stato di conservazione, se non per la pala d’altare che rappresenta l’”Adorazione del Bambino”; la terza, invece, è più riccamente decorata, probabilmente anche perché in soccorso di Pinturicchio erano arrivati altri artisti, tra cui il bolognese Amico Aspertini. La prima opera datata di Pinturicchio è la “Madonna del Latte”, risalente al 1492, che deriva da un periodo in cui il pittore si era dedicato alla rappresentazione della Madonna. Il Papa Alessandro VI chiama Pinturicchio a Roma di nuovo per decorare alcune stanze dette Appartamento Borgia, un lavoro della durata di due anni, ma solamente in quanto Pinturicchio era stato affiancato da molti altri pittori; dopo quest’opera, il pittore torna in Umbria, ma il Papa lo richiama quasi subito a Roma per affrescare Castel Sant’Angelo, opera ovviamente andata perduta con la distruzione dell’edificio. Nonostante la vicinanza con Roma, il pittore mantenne vivi i rapporti anche con l’Umbria, infatti venne incaricato di dipingere il coro nel Duomo di Orvieto e gli affreschi nella cappella del vescovo Eroli nel Duomo di Spoleto; l’ultimo lavoro prima di lasciare l’Umbria è la Cappella Baglioni, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello, tra cui è da ricordare l’”Annunciazione”, in cui si trova anche l’autoritratto del pittore (riportato in figura). Nel 1502, Pinturicchio lascia l’Umbria e si sposta Roma nuovamente, dove lavora nella Basilica di Santa Maria del Popolo; in breve tempo, però, viene chiamato a Siena per la decorazione della Libreria Piccolomini, all’interno del Duomo di Siena, che doveva accogliere la collezione di libri di Enea Silvio Piccolomini, ma che non arrivò mai; alla morte improvvisa del committente, però, Pinturicchio interrompe i lavori, ma decide comunque di rimanere a Siena, ma dopo qualche anni gli eredi chiedono al pittore di concludere l’opera iniziata e quest’ultimo lo fa, facendosi aiutare anche da uno dei suoi allievi, il giovane Raffaello Sanzio. I Piccolomini gli commissionano altre opere durante il suo soggiorno a Siena, tra cui l’affresco con l’”Incoronazione di Pio III”, le “Storie di San Giovanni Battista” per la Cappella di san Giovanni e le “Storie della Fortuna”, tutte conservate presso il Duomo di Siena. Un altro famoso committente di Pinturicchio è Pandolfo Petrucci, che voleva far decorare il suo Palazzo di Via de’ Pellegrini a Siena: questo lavoro, però, è andato disperso, in primis a causa della cacciata da Siena del figlio di Pandolfo, infatti gli affreschi sono custoditi in varie parti del mondo e diverse collezioni alla committenza di Petrucci, però, sono da far risalire anche gli stemmi Petrucci e Piccolomini e dei tondi conservati nel palazzo Petrucci. L’ultimo incarico importante per Petrucci è a Roma, presso il coro della chiesa di Santa Maria del Popolo, commissionata da Giulio II. L’ultima sua opera importante, in generale, invece, è la “Madonna in gloria tra i santi Gregorio Magno e Benedetto”, fatto per la chiesa di Santa Maria di Barbiano, presso San Gimignano; un’altra opera degna di nota è la tavoletta con l’”Andata al Calvario”, oggi conservata nelle collezioni Borromeo presso l’Isola Bella, nel lago Maggiore. Negli ultimi anni della sua vita, Pinturicchio vive ricco, ma in solitudine, abbandonato sia dalla moglie sia dai suoi cinque figli; nel 1513 dettò testamento e venne sepolto nella parrocchia dei Santi Vincenzo ed Anastasio, in cui Pinturicchio aveva passato gli ultimi anni, senza onori e memorie (l’iscrizione che lo ricorda risale, infatti, solo al 1830).