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Nome completo
Vannucci, Pietro
 
Varianti
Il Perugino
Pietro Perugino
Il Divin Pittore
 
Ruolo
Pittore
 
Nazionalità
Italiana
 
Luogo di nascita
 
Anno di morte
1523
 
Luogo di morte
 
Biografia
Pietro di Cristoforo Vannucci, conosciuto con il soprannome d Perugino, nasce tra il 1445 ed il 1452. La sua formazione avviene grazie allo studio delle opere di Piero della Francesca; inoltre, a Perugia operano molti pittori noti dell’epoca, tra cui Domenico Veneziano e Beato Angelico. In un primo momento si appoggia alle botteghe del posto, come quelle di Bartolomeo Caporali e di Fiorenzo di Lorenzo, ma è solo a Firenze che riceve gli insegnamenti più importanti: proprio nel capoluogo toscano, il Perugino lavora presso la bottega di Verrocchio, in cui incontra anche Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi e Botticelli e dove si esercita soprattutto nel disegno dal vero. Nel 1472 si iscrive alla Compagnia di San Luca a Firenze; la sua prima attività pittorica, risalente agli anni Settanta, si manifesta con un progressivo stile moderno ed è proprio a lui che è dovuta questa svolta nella pittura, che arriverà più tardi anche a Roma. Tra le sue prime opere troviamo la “Madonna col Bambino”, il “Gonfalone con la Pietà” e l’”Adorazione dei Magi”, ma anche le tavolette con la “Nascita della Vergine” e quella con il “Miracolo della Neve”. La prima commissione ricevuta dal Perugino risale al 1473, quando i francescani di Perugia gli chiedono di decorare la nicchia di San Bernardino dell’oratorio omonimo; nel 1478 dipinge anche un ciclo di affreschi nella Chiesa Parrocchiale di Cerqueto, purtroppo a noi giunti solo tramite alcuni frammenti. L’anno seguente viene chiamato a Roma, dove Sisto IV lo incarica di dipingere il coro della Basilica Vaticana, opera però distrutta nel 1609: questo lavoro, però, come testimoniano i documenti dell’epoca, ha riscosso molto successo, tant’è che il papa lo incarica di dipingere anche una parete della Cappella Sistina, insieme ad un gruppo di pittori fiorentini, tra cui Botticelli; tra gli affreschi nella Cappella Sistina firmati dal Perugino vale la pena ricordare il “Battesimo di Cristo”, il “Viaggio di Mosè in Egitto” e la “Consegna delle chiavi”. Dopo il suo periodo romano, il Perugino viene chiamato spesso a Firenze ed a Perugia: nella prima si occupa di dipingere la villa di Spedaletto a Volterra su commissione di Lorenzo il Magnifico, mentre nella seconda realizza il “Trittico Galitzin”. La sua attività, insieme alla sua fama, cresce in maniera esponenziale in questo periodo, tanto da decidere di aprire una bottega a Firenze ed un’altra a Perugia. Nel 1493 si sposa con Chiara Fancelli, sua modella per molte rappresentazioni religiose, e, da quell’anno, inizia a lavorare ed a soggiornare perlopiù a Firenze: nella città dipinge delle tavole per gli altari della Chiesa di San Giusto degli Ingesuati, l’”Apparizione della Vergine a San Bernardo” e la “Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano”; per Lorenzo il Magnifico, dipinge la tavola con “Apollo e Dafni” del 1500 e questo segna anche la sua adesione agli ideali dell’Accademia Neoplatonica. Le prediche di Savonarola e la morte del Magnifico colpiscono solo debolmente il Perugino, perché non si possono evidenziare molti cambiamenti nel suo stile dopo gli anni Novanta: la sua opera stilistica, inoltre, doveva essere apprezzata da Savonarola per la sua semplicità e, per questo, il pittore venne incaricato, dai seguaci di Savonarola, di compiere alcune opere, come il “Ritratto di Francesco delle Opere”. Anche alla sua bottega perugina vengono commissionate molte opere: ne sono degli esempi la “Pala dei Decemviri” ed il “Polittico di San Pietro”, di cui faceva parte lo “Sposalizio della Vergine”, poi ripreso da Raffaello. Nel 1496 viene chiamato a decorare il Collegio del Cambio a Perugia con un ciclo di affreschi, in cui si trova anche un suo autoritratto (riportato qui sopra): questi affreschi sono considerati la sua opera meglio riuscita dai suoi contemporanei e, per questo, è il momento della sua vita in cui viene maggiormente apprezzato. Riceve moltissime commissioni, in particolare da figure come Isabella d’Este e da Papa Giulio II, ma nessuno dei due fu pienamente soddisfatto delle opere realizzate; Perugino decide, allora, di ritirarsi in Umbria e di lavorare per piccoli centri di provincia, piuttosto che per i grandi centri artistici: all’inizio del Cinquecento si fanno risalire il “Polittico di Sant’Agostino”, la “Pala Chigi”, la “Madonna di Nancy” e la “Madonna di Loreto”. Il Perugino muore a 75 anni a causa dell’epidemia di peste e viene seppellito nell’oratorio dell’Annunziata a Fontignano, dove stava lavorando ad alcuni affreschi.