Nome completo
Gasbaroni, Antonio
 
Varianti
Gasbarrone, Antonio
 
Ruolo
Brigante
 
Nazionalità
Italiana
 
Data di nascita
12-12-1793
 
Luogo di nascita
 
Data di morte
01-04-1882
 
Luogo di morte
 
Biografia
A 10 anni perde il padre, Rocco, a 15 anni la madre, Faustina, rimanendo con i fratelli Gennaro e Giuseppe, e con le sorelle Settimia e Giustina. Passava il tempo con le mandrie al pascolo, vedendo spesso passare le bande dei briganti. Si diede al brigantaggio uccidendo il fratello della donna che aveva chiesto in sposa, Michelina Rinaldi, dopo che fu rifiutato dalla famiglia di lei poiché, in occasione del perdono di Pio VII, fu ritenuto fratello di brigante. Inizialmente egli fece parte della banda di Domenico il Calabrese, e successivamente riuscì ad organizzare una banda tutta sua (1814) insieme a Alessandro Massaroni e Bartolomeo Varrone, ambedue di Vallecorsa, e Luigi Masocco, di Giuliano. Nel febbraio del 1818 fu persuaso dal cardinale Ercole Consalvi, a Terracina, ad abbandonare il brigantaggio e si consegnò allo Stato Pontificio insieme ad altri 12 compagni. Viene alloggiato a Castel Sant'Angelo, dove in seguito sposa Demira, sorella del compagno Angelo De Paolis. Nel marzo del 1819 viene spedito a Cento (FE) con la moglie, mentre il cognato viene spedito a Comacchio (FE) e Pietro Rinaldi a Ferrara, tutti con pensione mensile ed alloggio gratuito. Qui nacque il suo primo figlio. Dopo poco tempo i tre tentarono la fuga e Gasbarrone arrivò dopo 16 giorni a Carpineto, dove fu ospitato da un pastore suo amico. Qui seppe tutto quello che era successo durante la sua assenza e si riunì alla banda di Massaroni. Il De Paolis ed il Rinaldi invece furono giustiziati a Bologna per l'omicidio della contessina Mariscotti. Nel 1820 fu amnistiato suo fratello Gennaro, un anno dopo, nel giugno del 1821, a Monticelli, muore Massaroni. Gasbarrone forma una nuova banda di 15 persone, con all'interno il sacerdote Nicola Tolfa di Patrica e 4 suoi vecchi compagni: Antonio Vittori, Michele Feudi, Pasquale Di Girolamo e Luigi Minocci. Rientrato nello Stato Pontificio si vendica di un pastore, si dirige poi verso Frascati per assalire la Certosa dove sequestra 4 religiosi. Gli eventi non andarono come programmato, ci fu una prima consegna di riscatto con meno denaro della somma richiesta, alla seconda consegna ci fu uno scontro a fuoco dove persero la vita un religioso ed un brigante. Gasbarrone e la sua banda fuggirono in Abruzzo rilasciando i restanti religiosi.Fu in questa occasione che diede prova della sua furbizia. La vallata dove si erano rifugiati, fu accerchiata dalle truppe pontificie, da soldati austriaci e dalla Guardia civica. Questi ultimi avevano un fazzoletto bianco annodato sul cappello come segno di riconoscimento, per confondere i soldati usò lo stesso segno: in questo modo passò in mezzo ai soldati senza che fosse sparato un solo colpo, liberando il Colonnello.Nel 1825, Papa Leone XII, a conoscenza dell'opera di san Gaspare del Bufalo, inviò don Pietro Pellegrini, vicario generale di Sezze, a trattare la resa di Gasbarrone con la promessa del perdono pontificio. Il luogo deputato fu la Chiesa della Madonna della Pietà di Sonnino. L'operazione del Vicario fu possibile per la partecipazione alla resa di due donne di Sonnino, Rosana Jannettoni e Maria Grazia Monacelli, rispettivamente cugina di Alessandro Leoni e cognata di Gennaro Gasbarrone, fratello di Antonio. Dopo nove giorni (19 settembre 1825) passati nella Chiesa a mangiare, bere, cantare e ballare[2], memore del precedente tra il Card. Consalvi e il brigante Masocco, Gasbarrone decise di arrendersi, insieme ad altri 7 compagni, tra cui Pietro Masi e Alessandro Leoni.