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Full Name
Rasori, Giovanni
 
Person Role
Medico
Scrittore
Patriota
Traduttore
Accademico
 
Person Nationality
Italiana
 
Birth Date
20-08-1766
 
Birth Place
 
Death Date
12-04-1837
 
Death Place
 
Biography
Nasce a Parma il 20 agosto 1766. Viene avviato allo studio della medicina dal padre – direttore della spezieria dell’ospedale di Parma e specializzato nella composizione di prodotti chimici a scopo terapeutico. Allievo di Morgagni, primario di anatomia nell’Università di Parma, si laurea nel 1785 con una tesi sulle origini del calore animale nell’opera di Adair Crawford. Ottiene un sussidio governativo per specializzarsi a Firenze e qui incontra la dottrina medica dello scozzese John Brown; nel 1791 viene autorizzato a concludere il suo periodo di specializzazione presso l’Università di Pavia. Segue un viaggio in Inghilterra, con cui Rasori corona il suo interesse mediante un approccio diretto alla scuola browniana: da un lato studia a fondo l’opera di Erasmus Darwin sulle leggi della vita organica e dall’altro fa ampia pratica chirurgica. Tornato a Milano nel 1795, dopo un breve soggiorno in terra di Germania, si rifiuta di rientrare a Parma e preferisce l’ambiente medico lombardo. Nel frattempo la spedizione di Bonaparte in Italia apre a Rasori la prospettiva di una vita politica. Il 15 maggio 1796, assieme al conte Gaetano Porro e a Carlo Salvador, tornato dalla Francia con il compito di preparare il terreno, Rasori si reca presso il comandante francese chiedendogli il permesso di aprire al pubblico le riunioni del loro club e sino al mese di ottobre è tra i redattori del Giornale degli amici della libertà e dell’eguaglianza, dalle cui colonne tornava l’auspicio di un rinnovamento scientifico destinato ad accompagnare quello politico. La piena sintonia con il nuovo ordine vale a Rasori la chiamata a ricoprire la cattedra di patologia a Pavia, cui presto somma la direzione del Collegio nazionale (ex Ghislieri), mentre gli studenti, chiamati dal nuovo governo repubblicano a scegliere il rettore, lo promuovono anche alla guida dell’Ateneo. Sotto le insegne della scienza di Brown e in nome della cultura politica d’Oltralpe, Rasori saluta da rettore la nascita della Repubblica Cisalpina: da un lato, nelle lezioni, rifiuta la medicina tradizionale; dall’altro, al governo dell’Ateneo, introduce l’uso dell’italiano in luogo del latino. La riapertura delle ostilità con l’Austria lo vede servire in armi: e sempre nelle vesti di ufficiale medico, all’indomani dell’invasione austro-russa e del crollo della Cisalpina, ripara a Genova, rimasta ormai l’ultima enclave patriottica in tutta la penisola. Qui ha la responsabilità della cura della guarnigione durante l’assedio austriaco e affronta con successo l’epidemia di febbre petecchiale che investì la città. Tornato a Milano a seguito della seconda discesa in Italia di Bonaparte, Rasori dà alle stampe una dettagliata relazione del suo metodo di cura dell’epidemia insorta durante l’assedio di Genova e viene premiato dalla restaurata Repubblica Cisalpina con la carica di ispettore generale alla Sanità. Dal 1802, in parallelo alla nascita della Repubblica Italiana, Rasori avvia la pubblicazione degli Annali di medicina, che si prefiggevano il compito di mettere in luce il contributo della scienza nazionale allo sviluppo della medicina. Iniziava la lunga stagione del cosiddetto rasorismo, che gli permette – nonostante l’opposizione di Moscati – di disporre di larghi consensi dal governo del nuovo Regno d’Italia. L’esecutivo gli affida prima la guida della scuola di perfezionamento dell’ospedale Maggiore e poi la cattedra di clinica medica nell’ospedale militare. In quelle vesti, assieme all’amico Ugo Foscolo, avvia la pubblicazione degli Annali di scienze e lettere, che volevano mettere in luce l’eccellenza della scuola italiana nei vari campi del sapere. Tuttavia, proprio mentre le sue fortune erano al massimo, arriva un colpo imprevedibile: nel 1812, il francese Jean Antoine François Ozanam, fatto medico honoris causa a Pavia lancia un duro attacco contro il rasorismo, tacciandolo di sistema medico erroneo e pericoloso. Le autorità si decidono così a destituire dagli incarichi Rasori, che si vide costretto alla sola libera professione. Alla fine della carriera pubblica si aggiunge presto la disgrazia politica: nel 1814, al momento del crollo dell’Impero napoleonico e del rientro degli Asburgo a Milano, Rasori viene arrestato con l’accusa di aver partecipato a una congiura antiaustriaca mediante la stesura di un proclama ‘agli italiani’. Il carcere dura trentanove mesi e si conclude nel 1818 e Rasori, nella Milano ormai austriaca, accetta con entusiasmo, di collaborare al Conciliatore. La sua pretesa di non escludere il canone classico lo mise però in rotta con gli altri estensori del foglio, tutti dichiaratamente romantici. Poi arrivano le torbide e mai provate accuse della polizia austriaca di aver molestato la figlia Sabina, che lo costringono a ritirarsi dalla scena giornalistica. Rimane a Milano, privo di incarichi e qui muore nell’aprile 1837.