Nuove Accessioni
Descrizione
Nell’aprile del 1878, in occasione del centenario della cattedra di Fisica sperimentale che fu conferita ad Alessandro Volta nell’Ateneo pavese, Pavia e la sua Università organizzarono una cerimonia che ebbe vasta risonanza sia in Italia che all’estero. Fu istituita dal rettore Alfonso Corradi una commissione per la programmazione e la gestione dell’evento, composta dal preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali oltreché successore di Volta alla Cattedra di Fisica, Giovanni Cantoni, da Tullio Brugnatelli, da Eugenio Beltrami, da Girolamo Gobbi Belcredi e dal cavalier Carlo Francesco Nocca, cittadino pavese, finanziatore della statua dedicata a Volta che sarebbe stata inaugurata in uno dei cortili dell’Università, a perpetuo ricordo del grande scienziato. All’inaugurazione della statua, la cui esecuzione fu affidata allo scultore milanese Antonio Tantardini, presenziò il primo ministro Benedetto Cairoli. Per l’occasione l’Università di Pavia, conferì la laurea honoris causa in fisica ai maggiori esperti in elettrologia. I premiati furono Hermann Ludwig Ferdinand Von Helmholtz, Wilhelm Eduard Weber, Franz Ernst Neumann, William Thomson, James Clerk Maxwell, Peter Theophil Riess, Jean-Baptiste Dumas, Robert Wilhelm Bunsen. A questo avvenimento parteciparono molti rappresentanti e delegati di università, accademie e società scientifiche e intervennero numerose personalità di primo piano, non solo nell’ambito della fisica. Il fondo archivistico digitalizzato è formato dai carteggi intercorsi per la solenne celebrazione tra l’Università, la Facoltà di Scienze, la commissione organizzatrice, il Ministero della Istruzione pubblica e le istituzioni e personalità italiane ed estere coinvolte.
Nell’aprile del 1878, in occasione del centenario della cattedra di Fisica sperimentale che fu conferita ad Alessandro Volta nell’Ateneo pavese, Pavia e la sua Università organizzarono una cerimonia che ebbe vasta risonanza sia in Italia che all’estero. Fu istituita dal rettore Alfonso Corradi una commissione per la programmazione e la gestione dell’evento, composta dal preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali oltreché successore di Volta alla Cattedra di Fisica, Giovanni Cantoni, da Tullio Brugnatelli, da Eugenio Beltrami, da Girolamo Gobbi Belcredi e dal cavalier Carlo Francesco Nocca, cittadino pavese, finanziatore della statua dedicata a Volta che sarebbe stata inaugurata in uno dei cortili dell’Università, a perpetuo ricordo del grande scienziato. All’inaugurazione della statua, la cui esecuzione fu affidata allo scultore milanese Antonio Tantardini, presenziò il primo ministro Benedetto Cairoli. Per l’occasione l’Università di Pavia, conferì la laurea honoris causa in fisica ai maggiori esperti in elettrologia. I premiati furono Hermann Ludwig Ferdinand Von Helmholtz, Wilhelm Eduard Weber, Franz Ernst Neumann, William Thomson, James Clerk Maxwell, Peter Theophil Riess, Jean-Baptiste Dumas, Robert Wilhelm Bunsen. A questo avvenimento parteciparono molti rappresentanti e delegati di università, accademie e società scientifiche e intervennero numerose personalità di primo piano, non solo nell’ambito della fisica. Il fondo archivistico digitalizzato è formato dai carteggi intercorsi per la solenne celebrazione tra l’Università, la Facoltà di Scienze, la commissione organizzatrice, il Ministero della Istruzione pubblica e le istituzioni e personalità italiane ed estere coinvolte.
Descrizione
Il Collegio Borromeo, fondato da san Carlo Borromeo a Pavia nel 1561, è il più antico collegio universitario d’Italia in attività. La lungimirante iniziativa, ratificata da papa Pio IV con la Bolla di fondazione, ricevette il proprio compimento organizzativo e amministrativo grazie al primo Patrono, il Cardinale Federico Borromeo, che aveva fatto parte anche del primo gruppo di alunni (come ricorda Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi”). Mantenendo la missione fondativa di favorire l’accesso alla formazione universitaria di giovani meritevoli, il Collegio Borromeo ospita quasi duecento studenti dell’Università di Pavia, sia italiani che internazionali, selezionati tramite concorso. Edificato dall’architetto Pellegrino Pellegrini e completato dagli interventi di Francesco Maria Ricchini nel Seicento e di Giuseppe Pollack nell’Ottocento, è un luogo di eccezionale valore architettonico e, grazie alla continuità storica, conserva un ricchissimo patrimonio archivistico, librario e artistico, che ne documenta i quasi cinque secoli di vita. Il fondo Almo Collegio Borromeo è suddiviso in due sezioni, articolate in sottosezioni: la prima (Storia e protagonisti) offre una selezione di materiali documentari, librari, artistici, fotografici dedicati ai protagonisti della storia del Collegio – fondatore, patroni, rettori, alunni – e a momenti significativi della sua storia, come la trasformazione in ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale; la seconda sezione (Arte) si focalizza sul patrimonio artistico e culturale del Collegio, presentandone gli elementi più prestigiosi: il ciclo pittorico del Salone degli affreschi, la quadreria, disegni architettonici, antiche mappe, frammenti di manoscritti, libri rari, fino alle opere di artisti contemporanei che impreziosiscono il parco di Horti, aperto alla cittadinanza nel 2023.
Il Collegio Borromeo, fondato da san Carlo Borromeo a Pavia nel 1561, è il più antico collegio universitario d’Italia in attività. La lungimirante iniziativa, ratificata da papa Pio IV con la Bolla di fondazione, ricevette il proprio compimento organizzativo e amministrativo grazie al primo Patrono, il Cardinale Federico Borromeo, che aveva fatto parte anche del primo gruppo di alunni (come ricorda Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi”). Mantenendo la missione fondativa di favorire l’accesso alla formazione universitaria di giovani meritevoli, il Collegio Borromeo ospita quasi duecento studenti dell’Università di Pavia, sia italiani che internazionali, selezionati tramite concorso. Edificato dall’architetto Pellegrino Pellegrini e completato dagli interventi di Francesco Maria Ricchini nel Seicento e di Giuseppe Pollack nell’Ottocento, è un luogo di eccezionale valore architettonico e, grazie alla continuità storica, conserva un ricchissimo patrimonio archivistico, librario e artistico, che ne documenta i quasi cinque secoli di vita. Il fondo Almo Collegio Borromeo è suddiviso in due sezioni, articolate in sottosezioni: la prima (Storia e protagonisti) offre una selezione di materiali documentari, librari, artistici, fotografici dedicati ai protagonisti della storia del Collegio – fondatore, patroni, rettori, alunni – e a momenti significativi della sua storia, come la trasformazione in ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale; la seconda sezione (Arte) si focalizza sul patrimonio artistico e culturale del Collegio, presentandone gli elementi più prestigiosi: il ciclo pittorico del Salone degli affreschi, la quadreria, disegni architettonici, antiche mappe, frammenti di manoscritti, libri rari, fino alle opere di artisti contemporanei che impreziosiscono il parco di Horti, aperto alla cittadinanza nel 2023.
Descrizione
La collezione di monete romane repubblicane del Museo di Archeologia dell’Università di Pavia è degna di pregio, costituisce senz’altro un buon fondamento per una collezione d’intento didattico e permette un buon inquadramento della storia della monetazione della Repubblica Romana. La raccolta è significativa per la completezza della serie e spesso presenta un’abbondanza di esemplari della stessa emissione, particolarità derivante probabilmente dall’origine della collezione da donazioni di diversi collezionisti.
La collezione di monete romane repubblicane del Museo di Archeologia dell’Università di Pavia è degna di pregio, costituisce senz’altro un buon fondamento per una collezione d’intento didattico e permette un buon inquadramento della storia della monetazione della Repubblica Romana. La raccolta è significativa per la completezza della serie e spesso presenta un’abbondanza di esemplari della stessa emissione, particolarità derivante probabilmente dall’origine della collezione da donazioni di diversi collezionisti.
Descrizione
Nato il 10 ottobre 1906 ad Arona, in provincia di Novara, Usellini sin da giovane fece sua l’ideologia e le posizioni del socialismo, con cui era venuto a contatto durante i suoi studi universitari a Milano. Diede assai presto prova del suo talento per il giornalismo: a soli ventiquattro anni fondò una rivista d’arte, “L’Arca”, proibita due anni dopo, nel 1932, dalla censura fascista. Nel 1935 si trasferì a Roma. Lavorò per un breve periodo a “La Tribuna” come critico d’arte e, poi, al ministero della Cultura popolare dove lavorò come addetto alla revisione e allo studio artistico e storico dei progetti e delle sceneggiature per i servizi della cinematografia. Collegatosi con diversi esponenti dell’antifascismo milanese e fiorentino, venne in contatto con il Manifesto di Ventotene. Coinvolto nell’attività di propaganda e proselitismo del Movimento federalista europeo (MFE), insieme a Cerilo Spinelli, Usellini curò la redazione del primo numero de “L’Unità Europea”, l’organo di stampa del MFE, che venne pubblicato a sue spese. Dopo l’arresto e la condanna del Tribunale speciale fascista per propaganda sovversiva, riparato in Svizzera ai primi di dicembre del 1943, lavorò per diffondere l’idea federalista e avvicinare il suo partito, il Partito socialista italiano di unità proletaria, alle posizioni federaliste. Strumenti fondamentali attraverso cui condusse questa azione furono “Libera stampa” e “L’Avvenire dei lavoratori”, di cui divenne direttore dopo il rientro in Italia di Ignazio Silone, alla fine del 1944. Con la fine della guerra Usellini riprese a praticare la professione di giornalista, collaborando al “Corriere della sera” e a “L’Avanti”, e si occupò del consolidamento organizzativo del MFE, di cui, insieme a Luigi Gorini, tenne le redini fino all’ottobre 1946. Ma l’apporto di Usellini alla battaglia per la Federazione europea si concretizzò anche in un altro impegno straordinario: fu tra i fondatori dell’Unione europea dei federalisti (UEF), di cui divenne segretario generale aggiunto nel 1949 e l’anno dopo segretario generale, carica da lui tenuta fino alla sua scomparsa, avvenuta a Parigi nel 1958 a seguito di un attacco di cuore preannunciato da una cronica debolezza cardiaca. Diede un contributo fondamentale alle più coraggiose iniziative per l’unità europea, ma rimase sempre sensibile ai richiami della sua vecchia professione e si preoccupò costantemente della funzione che spettava alla stampa nell’informare l’opinione pubblica dei problemi reali dell’unificazione europea. Nel luglio 1952 organizzò a Bellagio un primo incontro europeo della stampa e un secondo nell’aprile 1953 a Venezia, al quale parteciparono più di cinquecento giornalisti provenienti da tutto il Continente. Nel 1956 fu, inoltre, tra i fondatori della rivista “Nouvelles européennes et mondiales”. Il fondo archivistico di Guglielmo Usellini è depositato presso l'Archivio storico dell'Università di Pavia e documenta l’attività professionale di Usellini come sceneggiatore e soggettista di film e il suo impegno politico nel Partito socialista, nel Movimento Federalista Europeo, nell’Unione dei Federalisti Europei. Nel fondo sono conservate anche carte che si riferiscono all’attività del Movimento autonomista di Federazione Europea, fondato da Luisa Villani, moglie di Gugliemo Usellini, e da Veniero Spinelli, fratello di Altiero. La documentazione è cronologicamente compresa fra il 1922 e il 1949. La straordinaria collezione di copie di giornali e riviste contenuta nel fondo Guglielmo Usellini conta più di 200 testate datate dal 1944 al 1949. Ciò mette senza dubbio in risalto la sua attenzione riguardo a come la stampa affrontava tematiche federaliste, ma soprattutto la sua convinzione che vecchi e nuovi mezzi di comunicazione dovessero occuparsene assolvendo alla missione fondamentale di diffondere l’idea e il progetto federalisti.
Nato il 10 ottobre 1906 ad Arona, in provincia di Novara, Usellini sin da giovane fece sua l’ideologia e le posizioni del socialismo, con cui era venuto a contatto durante i suoi studi universitari a Milano. Diede assai presto prova del suo talento per il giornalismo: a soli ventiquattro anni fondò una rivista d’arte, “L’Arca”, proibita due anni dopo, nel 1932, dalla censura fascista. Nel 1935 si trasferì a Roma. Lavorò per un breve periodo a “La Tribuna” come critico d’arte e, poi, al ministero della Cultura popolare dove lavorò come addetto alla revisione e allo studio artistico e storico dei progetti e delle sceneggiature per i servizi della cinematografia. Collegatosi con diversi esponenti dell’antifascismo milanese e fiorentino, venne in contatto con il Manifesto di Ventotene. Coinvolto nell’attività di propaganda e proselitismo del Movimento federalista europeo (MFE), insieme a Cerilo Spinelli, Usellini curò la redazione del primo numero de “L’Unità Europea”, l’organo di stampa del MFE, che venne pubblicato a sue spese. Dopo l’arresto e la condanna del Tribunale speciale fascista per propaganda sovversiva, riparato in Svizzera ai primi di dicembre del 1943, lavorò per diffondere l’idea federalista e avvicinare il suo partito, il Partito socialista italiano di unità proletaria, alle posizioni federaliste. Strumenti fondamentali attraverso cui condusse questa azione furono “Libera stampa” e “L’Avvenire dei lavoratori”, di cui divenne direttore dopo il rientro in Italia di Ignazio Silone, alla fine del 1944. Con la fine della guerra Usellini riprese a praticare la professione di giornalista, collaborando al “Corriere della sera” e a “L’Avanti”, e si occupò del consolidamento organizzativo del MFE, di cui, insieme a Luigi Gorini, tenne le redini fino all’ottobre 1946. Ma l’apporto di Usellini alla battaglia per la Federazione europea si concretizzò anche in un altro impegno straordinario: fu tra i fondatori dell’Unione europea dei federalisti (UEF), di cui divenne segretario generale aggiunto nel 1949 e l’anno dopo segretario generale, carica da lui tenuta fino alla sua scomparsa, avvenuta a Parigi nel 1958 a seguito di un attacco di cuore preannunciato da una cronica debolezza cardiaca. Diede un contributo fondamentale alle più coraggiose iniziative per l’unità europea, ma rimase sempre sensibile ai richiami della sua vecchia professione e si preoccupò costantemente della funzione che spettava alla stampa nell’informare l’opinione pubblica dei problemi reali dell’unificazione europea. Nel luglio 1952 organizzò a Bellagio un primo incontro europeo della stampa e un secondo nell’aprile 1953 a Venezia, al quale parteciparono più di cinquecento giornalisti provenienti da tutto il Continente. Nel 1956 fu, inoltre, tra i fondatori della rivista “Nouvelles européennes et mondiales”. Il fondo archivistico di Guglielmo Usellini è depositato presso l'Archivio storico dell'Università di Pavia e documenta l’attività professionale di Usellini come sceneggiatore e soggettista di film e il suo impegno politico nel Partito socialista, nel Movimento Federalista Europeo, nell’Unione dei Federalisti Europei. Nel fondo sono conservate anche carte che si riferiscono all’attività del Movimento autonomista di Federazione Europea, fondato da Luisa Villani, moglie di Gugliemo Usellini, e da Veniero Spinelli, fratello di Altiero. La documentazione è cronologicamente compresa fra il 1922 e il 1949. La straordinaria collezione di copie di giornali e riviste contenuta nel fondo Guglielmo Usellini conta più di 200 testate datate dal 1944 al 1949. Ciò mette senza dubbio in risalto la sua attenzione riguardo a come la stampa affrontava tematiche federaliste, ma soprattutto la sua convinzione che vecchi e nuovi mezzi di comunicazione dovessero occuparsene assolvendo alla missione fondamentale di diffondere l’idea e il progetto federalisti.
Descrizione
L'Erbario Lombardo rappresenta la più importante raccolta di campioni vegetali essiccati della Lombardia, costituito da oltre 35.000 reperti raccolti su tutto il territorio regionale a partire dall’inizio del XIX secolo e fino agli anni ’90 del XX secolo. L’Erbario Lombardo fu costituito su iniziativa di Raffaele Ciferri (1897-1964), direttore dell’Istituto Botanico e Laboratorio Crittogamico dell'Università di Pavia a partire dal 1942. In questa collezione vennero riuniti importanti erbari storici e personali ottocenteschi quali l’Erbario Pavese, la Collectio Agri Ticinensis, l’Erbario Comolli, e parte delle raccolte di Lorenzo Rota (1819-1855), unitamente a importanti collezioni acquisite durante la direzione Ciferri: Ottone Penzig (1856-1929), Massimo Longa (1854-1928), Pietro Rossi (1871-1950) e Luigi Ceroni (1883-1951). Tra gli ultimi campioni acquisiti, si ricordano quelli del Prof. Augusto Pirola, raccolti nell’area alpina, e quelli del Prof. Francesco Sartori, provenienti principalmente dalla Pianura Padana.
L'Erbario Lombardo rappresenta la più importante raccolta di campioni vegetali essiccati della Lombardia, costituito da oltre 35.000 reperti raccolti su tutto il territorio regionale a partire dall’inizio del XIX secolo e fino agli anni ’90 del XX secolo. L’Erbario Lombardo fu costituito su iniziativa di Raffaele Ciferri (1897-1964), direttore dell’Istituto Botanico e Laboratorio Crittogamico dell'Università di Pavia a partire dal 1942. In questa collezione vennero riuniti importanti erbari storici e personali ottocenteschi quali l’Erbario Pavese, la Collectio Agri Ticinensis, l’Erbario Comolli, e parte delle raccolte di Lorenzo Rota (1819-1855), unitamente a importanti collezioni acquisite durante la direzione Ciferri: Ottone Penzig (1856-1929), Massimo Longa (1854-1928), Pietro Rossi (1871-1950) e Luigi Ceroni (1883-1951). Tra gli ultimi campioni acquisiti, si ricordano quelli del Prof. Augusto Pirola, raccolti nell’area alpina, e quelli del Prof. Francesco Sartori, provenienti principalmente dalla Pianura Padana.
Descrizione
Pervenuto nell’attuale sede della Biblioteca di Arte dell’Ateneo pavese (già Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pavia e ora sezione della Biblioteca di Studi umanistici) nel 1968, subito dopo la scomparsa del suo proprietario, Wart Arslan, docente di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’ateneo pavese dal 1942 al 1968, il fondo, raccolto in circa 270 scatole, è composto da materiale eterogeneo: estratti bibliografici, annate di riviste, appunti manoscritti e dattiloscritti, corrispondenza epistolare, fotografie e ritagli di libri o di riviste. Nel suo insieme esso testimonia l’attività scientifica e didattica del professor Arslan, a partire dagli anni Trenta del Novecento, e documenta l’ampiezza dei suoi interessi di studioso, che spaziano dall’architettura romanica e preromanica alla pittura del Settecento, con particolare riguardo all’area veneta e lombarda. Al momento della donazione all’Università la vasta raccolta rispettava la suddivisione, voluta dal professore, in quattro grandi categorie: estratti bibliografici, riviste, fotografie e stampe e infine appunti manoscritti e dattiloscritti e materiale miscellaneo, tra cui la corrispondenza (“Varie. Lettere su cose d’arte”). Ogni categoria, ad eccezione di quella delle riviste, era stata poi organizzata per secoli ed aree geografiche. Trasferito nel corso degli anni Novanta del secolo scorso in locali di pertinenza della Biblioteca di Lettere (già cortile del Leano del palazzo centrale), l’archivio nel 2018 è ritornato nella Biblioteca di arte. Risale molto probabilmente agli anni immediatamente successivi alla donazione del fondo la prima catalogazione di una parte delle fotografie che, prelevate dalle scatole originarie, sono state incollate su schede cartacee e ordinate in classificatori metallici, per facilitarne la consultazione. Altre foto si trovano ancora sciolte all’interno dei classificatori. Il riordino avviato ha l’obiettivo di rendere disponibile alla consultazione l’intero fondo, tramite l’inventariazione dei materiali bibliografici e il loro inserimento nell’OPAC di Ateneo e la digitalizzazione dei materiali più fragili, quali manoscritti, dattiloscritti, fotografie e ritagli, che andranno a costituire una banca dati, a partire dalla quale si possa ricomporre l’archivio di studio e ricerca di Wart, rendendolo contemporaneamente disponibile alla consultazione.
Pervenuto nell’attuale sede della Biblioteca di Arte dell’Ateneo pavese (già Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pavia e ora sezione della Biblioteca di Studi umanistici) nel 1968, subito dopo la scomparsa del suo proprietario, Wart Arslan, docente di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’ateneo pavese dal 1942 al 1968, il fondo, raccolto in circa 270 scatole, è composto da materiale eterogeneo: estratti bibliografici, annate di riviste, appunti manoscritti e dattiloscritti, corrispondenza epistolare, fotografie e ritagli di libri o di riviste. Nel suo insieme esso testimonia l’attività scientifica e didattica del professor Arslan, a partire dagli anni Trenta del Novecento, e documenta l’ampiezza dei suoi interessi di studioso, che spaziano dall’architettura romanica e preromanica alla pittura del Settecento, con particolare riguardo all’area veneta e lombarda. Al momento della donazione all’Università la vasta raccolta rispettava la suddivisione, voluta dal professore, in quattro grandi categorie: estratti bibliografici, riviste, fotografie e stampe e infine appunti manoscritti e dattiloscritti e materiale miscellaneo, tra cui la corrispondenza (“Varie. Lettere su cose d’arte”). Ogni categoria, ad eccezione di quella delle riviste, era stata poi organizzata per secoli ed aree geografiche. Trasferito nel corso degli anni Novanta del secolo scorso in locali di pertinenza della Biblioteca di Lettere (già cortile del Leano del palazzo centrale), l’archivio nel 2018 è ritornato nella Biblioteca di arte. Risale molto probabilmente agli anni immediatamente successivi alla donazione del fondo la prima catalogazione di una parte delle fotografie che, prelevate dalle scatole originarie, sono state incollate su schede cartacee e ordinate in classificatori metallici, per facilitarne la consultazione. Altre foto si trovano ancora sciolte all’interno dei classificatori. Il riordino avviato ha l’obiettivo di rendere disponibile alla consultazione l’intero fondo, tramite l’inventariazione dei materiali bibliografici e il loro inserimento nell’OPAC di Ateneo e la digitalizzazione dei materiali più fragili, quali manoscritti, dattiloscritti, fotografie e ritagli, che andranno a costituire una banca dati, a partire dalla quale si possa ricomporre l’archivio di studio e ricerca di Wart, rendendolo contemporaneamente disponibile alla consultazione.
Descrizione
Il Gabinetto di Fisica dell'Ottocento ospita gli strumenti raccolti dai successori di Alessandro Volta (1745-1827) alla cattedra di Fisica dell'ateneo pavese fino alla metà degli anni trenta del XX secolo, quando l'Istituto di Fisica fu spostato, come altri istituti scientifici, dal palazzo centrale dell'Università all'attuale sede. La collezione è una testimonianza di come le attività di ricerca e di didattica in fisica sperimentale rimasero intense anche dopo la morte del fisico comasco. Volta lasciò la cattedra di Fisica nel 1804 a Pietro Configliachi (1777-1844) ma continuò a lavorare a Pavia e ad interessarsi dell'incremento del Gabinetto di Fisica. L'ultimo inventario che contiene la firma di Volta risale al 1819. Tra i successori di Volta si deve ricordare in particolare Giuseppe Belli (1791-1860), che diresse il Gabinetto intorno alla metà del XIX secolo e arricchì notevolmente la collezione, anche con diversi apparecchi di sua invenzione. La dimensione della collezione già all'epoca del Belli era nota
Il Gabinetto di Fisica dell'Ottocento ospita gli strumenti raccolti dai successori di Alessandro Volta (1745-1827) alla cattedra di Fisica dell'ateneo pavese fino alla metà degli anni trenta del XX secolo, quando l'Istituto di Fisica fu spostato, come altri istituti scientifici, dal palazzo centrale dell'Università all'attuale sede. La collezione è una testimonianza di come le attività di ricerca e di didattica in fisica sperimentale rimasero intense anche dopo la morte del fisico comasco. Volta lasciò la cattedra di Fisica nel 1804 a Pietro Configliachi (1777-1844) ma continuò a lavorare a Pavia e ad interessarsi dell'incremento del Gabinetto di Fisica. L'ultimo inventario che contiene la firma di Volta risale al 1819. Tra i successori di Volta si deve ricordare in particolare Giuseppe Belli (1791-1860), che diresse il Gabinetto intorno alla metà del XIX secolo e arricchì notevolmente la collezione, anche con diversi apparecchi di sua invenzione. La dimensione della collezione già all'epoca del Belli era nota
Descrizione
Il concorso “Puntiamo i Tacchi” nasce nel 2021 su iniziativa del CUG – Comitato Unico di Garanzia – dell’Università degli Studi di Pavia, in occasione del 25 novembre per la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”. Le opere presenti (categoria “testo” e “multimediale”) sono una selezione di quelle inviate e si collocano in questa collezione pubblica, nell’ottica di sensibilizzare e di diffondere la cultura della non-violenza.
Il concorso “Puntiamo i Tacchi” nasce nel 2021 su iniziativa del CUG – Comitato Unico di Garanzia – dell’Università degli Studi di Pavia, in occasione del 25 novembre per la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”. Le opere presenti (categoria “testo” e “multimediale”) sono una selezione di quelle inviate e si collocano in questa collezione pubblica, nell’ottica di sensibilizzare e di diffondere la cultura della non-violenza.